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la sua volta da mane a sera. Giudicavasi allora all’aperto, all’ombra d’un albero, quasi invocando testimoni e mallevadori e giudici e il cielo e la terra. Ed erano spediti i giudizii, perchè prezioso il tempo a’ litiganti, i quali avevano fede nel giudice; e, le leggi essendo nelle antiche consuetudini della nazione, ognun le sapeva, senza aiuto venale d’avvocati imbroglioni. Or vedendo il suocero la maniera tenuta da Mosè con il popolo, disse: «Ma perchè sedere voi solo giudice, e che il popolo se ne stia aspettando dall’alba alla sera». Mosè rispose: «Il popolo viene a me quando insorge differenza tra loro, perchè io son giudice, e giudico secondo i comandamenti di Dio e le sue leggi». E Ietro a lui: «Non mi pare che sia ben fatto così. Ci patite senza pro e voi e tutta la gente. Cotesta è fatica oltre alle forze d’uomo, nè la potete di per voi solo. Or udite le parole del mio consiglio; e Dio sarà con voi spero. Voi, Mosè, badate principalmente alle cose divine, e insegnate al popolo le leggi de’ costumi, e le cerimonie religiose. Eleggete poi da tutta la nazione uomini autorevoli e pii, d’animo verace, e dell’avarizia nemici: e questi ponete per giudici, chi di cinquanta, chi di cento del popolo, e chi dell’intera tribù: che ricorra il popolo prima ai primi, e poi su su, ove de’ primi non si soddisfaccia; eglino definiscano le liti minori. Le più gravi, genero mio, rechinsi a voi. Così, scompartito tra molti, il peso vi diverrà più leggiero: così adempirete meglio il precetto di Dio, e tutto questo popolo spiccerà le faccende più presto, e si chiamerà più contento e di voi e di sè».

Udito questo consiglio, Mosè ci pensò, e docile lo seguì. A uomo vano della propria autorità e duro nella propria