Pagina:Tommaseo - Esempi di generosità proposti al popolo italiano, Milano, Agnelli, 1868.djvu/69

l’umor della terra in fiori e in frutte, il pane in sangue e in membra viventi, al nostro pensiero ministre. E non tocca noi miserabili e d’ignoranti insegnare a Dio quel ch’egli ha a fare, e assegnarli quel che fare egli può. Certo, non tutte le cose che trovansi nelle leggende, hanno a tenersi per miracoli operati da Dio: ma quelle che le Scritture Sante raccontano, quelle sì senza fallo.

Quand’ebbe Mosè visti questi prodigi che gli era conceduto di mostrare acciocchè tutti credessero che Dio vuole libero il popolo suo; non s’acchetò, ma «Signore, vi prego», soggiunse: «io non son uomo d’ornate parole: e d’acchè mi avete parlato, sento che, dallo sgomento e dalla quantità delle cose che avrei a dire, ho la favella più che mai tarda». Disse il Signore a lui: «E chi diede all’uomo la lingua? chi creò il cieco e l’alluminato, chi se non io? Or va: e io t’insegnerò le cose da dire». Allora Mosè: «Vi prego, Signore, mandate chi deve essere mandato da voi». E forse accennava a quel Salvatore desiderato dalle genti, che i Patriarchi aspettavano, e avrebbe liberati da giogo più grave gli uomini tutti. Ma il Signore alle dubbietà di Mosè rispose:«Aronne, fratello tuo, è uomo che ha facile la parola. Ecco, e’ ti viene a rincontro; e si conforterà nel vederti. A lui parla tu, e poni nella sua bocca le mie parole; e io per voi parlerò: e vi mostrerò quel ch’abbiate a operare. Egli ragionerà in tuo nome al popolo; e sarà come la lingua tua: e tu a come debba adempiersi la mia volontà porrai mente».

Udite queste parole, discese Mosè dal monte e aveva sempre negli orecchi la voce, e negli occhi la fiamma; e ogni pianta veduta scendendo da monte pareva che gli parlasse di Dio. Venne al suocero e gli disse: «Conviene