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e direte a lui: Il Signore Iddio degli Ebrei ci comanda che usciamo nella solitudine quant’è il cammino di tre giorni, e facciamo sacrifizio al Signore Dio nostro. Ma il re d’Egitto non vi lascerà che andiate, se non suo malgrado da ultimo. E io percuoterò l’Egitto con meraviglie di terrore, le quali farò in mezzo a loro: dopo ciò, andrete liberi». Coll’insegnare che dicano: «Lasciaci uscire tre giornate di cammino». il Signore non consiglia già a dir menzogna: dacchè non ingiunge che promettano: «Dopo fatto il sacrifizio, ritorneremo». Anzi c’insegna in che maniera abbiano i deboli a governarsi con gli uomini prepotenti: non dire mai falso; ma quella parte di verità che può farsi un’arme nella man de’ nemici, quella tacere.
Mosè rispose dicendo: «Non mi crederanno i figli d’Israello, non ascolteranno la voce mia: ma diranno: Non ha parlato il Signore a te». Allora Iddio, per prova della sua missione, diede a Mosè potestà di fare alcune cose mirabili, come trasformare la sua mazza pastorale in serpente, e convertir l’acqua pura in sembianza di sangue. Iddio che ha creato e l’acqua e il sangue, e il legno e la serpe, e ogni cosa, può bene, quando gli piaccia, mostrare una creatura in luogo dell’altra ai sensi nostri: e, così facendo, non infrange le leggi della natura punto. Chi dice questo, immagina che la natura sia maggiore di Dio; che il Creatore delle cose abbia meno autorità d’un fattor di campagna il quale può adoperare un arnese invece d’un altro per suoi fini. La creazione delle cose è il maggiore miracolo; miracolo che si rinnova ogni momento nella conservazione, la quale è una serie di generazioni incessante; e in queste l’una cosa trasmutasi in altra, l’acqua in vapore, l’aria in solido,