Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
di mettere in dimenticanza il peccato de’ tuoi fratelli, e il male che fecero a te -. E noi vi preghiamo, o Giuseppe, che a’ vostri fratelli, servi del Dio del padre vostro, voi perdonate». Al sentire questa imbasciata, che lo pregavano nel nome del padre suo, nel nome di quel Dio al quale serviva e Giacobbe ed egli e i fratelli suoi, lo pregavano a voler essere generoso, s’intenerì l’uomo e pianse. E come non perdonare a chi adora il medesimo Dio che adoriamo noi, che adoravano i nostri padri? Li fece dunque Giuseppe venire; non già per dolersi della lor diffidenza, che anzi li ringraziava in cuore, che gli aprissero i dubbi loro, perchè a lui fosse più facile assicurarli. Vennero i suoi fratelli e gli s’inchinarono supplichevolmente, dicendo: «Siam servi vostri». Ed egli: «Fratelli miei non temete. Alla volontà di Dio come possiam noi resistere? Voi pensaste di farmi del male: Dio me lo volse in bene, siccome vedete, acciò ch’io giovassi molta gente, e anche voi. Non temete. Avrò cura di voi, e dei figliuoli vostri». E li consolò con soavi parole. Nè mai si disdisse co’ fatti: chè fu verso la famiglia del padre suo sempre fratello di cuore.
Giuseppe aveva più di cent’anni quando morì. Morirono anche i figliuoli di Giuseppe e de’ fratelli; e la stirpe di Giacobbe si era in Egitto venuta moltiplicando in numero e in ricchezza, come pochi e sparsi alberi che via via si distendono in grande foresta. Quello che molto potè a far che prosperi la nazione novella, fu la concordia in cui vivevano, e la vita in campagna,