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Vennero nella terra di Canaan, alla casa del padre loro: il quale, pensate voi come rimanesse al vedere che Simeone mancava. Gli raccontarono tutto quel ch’era


Ruben, allora il fratello maggiore, parlò e disse: «Non ve lo diss’io quel giorno? - Non vogliate far male al giovanetto. - E non deste retta. Ecco che ora del sangue suo, c’è richiesto ragione». Eglino non sapevano che Giuseppe intendeva tutti i loro discorsi, perch’egli, come uomo egiziano pretto, parlava con loro per mezzo d’interprete. All’intendere quelle parole, Giuseppe non potè tenere le lagrime, e si trasse in disparte, e pianse. Poi ritornato, prese Simeone, e in loro presenza lo fece legare. Ma insieme impose ai serventi che facessero empire le sacca di grano, e il denaro speso da’ fratelli mettessero ne’ sacchi di ciascun de’ fratelli, e gli dessero il bisognevole per il viaggio. E così fecero. E quelli caricarono il grano sugli asini, e si partirono molto dolenti. Giunti a un’osteria, l’un di loro aperse un de’ sacchi, per dar da mangiare alla bestia; ecco in cima del sacco ritrova il denaro. Disse a’ fratelli: «Mi han reso il mio danaro. Eccolo qui nel sacco». N’erano tutti stupefatti e turbati; e dicevano tra loro: «Che è questo che Dio dispone di noi?». Quanto lunga gli paresse la via, non è a dire, con quel rammarico del fratello, e con quel buio nella mente: ma tuttavia temevano il momento del dover giungere innanzi al padre, e raccontargli le cose.