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Giuseppe: e le parole dette senza intenzione di rimprovero, sono talvolta rimproveri più cocenti.

Andarono dunque in Egitto con altri della terra di Canaan, che correvano a comprare grano. Giuseppe ho detto che aveva il governo del paese; e al suo cenno vendevasi il grano alla gente. Or avvenne ch’egli vedesse i suoi fratelli venire; e li riconobbe subito, e gli si turbò l’animo, e si commosse tutto. Pur fece le viste di parlare a strani, e domandò alquanto alteramente: «Di dove venite?». Risposero: «Dalla terra di Canaan, per comprarci da vivere». Esso riconosceva i fratelli, ma non essi lui. E, ricordandosi dei presentimenti della sua giovanezza e del molto ch’egli aveva patito, volle non già tormentarli a vendetta, ma conoscere il cuore loro. Onde disse: «Vo’ siete spioni. Venite per esplorare il lato debole di questo paese e rapportare a’ nostri nemici». Non so se Giuseppe facesse bene a fare pur le viste d’apporre ai fratelli colpa non vera, a chiamarli spie. Poteva forse provarli in altra maniera. Noi altri che non abbiamo nè patimenti nè i meriti di Giuseppe, dobbiamo guardarci dal voler impaurire e tener in sospeso la gente, anco che a noi paresse non buona; dobbiamo essere cauti a troppo fidarci degli uomini, ma più cauti ancora a non diffidare troppo.


I fratelli di Giuseppe risposero: «No, non siamo spioni, signore; ma i servi tuoi sono venuti per comprarsi del pane che manca». Ed egli a loro da capo: «Non è vero, ma siete venuti a osservare dove il paese è meno difeso». Essi a Giuseppe: «Eravamo dodici fratelli, signore, servi tuoi