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Non fece Davide come il re Saul, che sul capo de’ sacerdoti esercitò vendetta rabbiosa; e che negli estremi di quella vita diventatagli un delirio e un fremito e un’agonia lunga, avrà forse viste le fantasime degli uccisi giganteggiare orribili ne’ suoi sogni, e anche vegliando avrà tra il folto della foresta viste biancheggiare le vesti sacre e le pallide faccie, e nell’ora suprema i sassi di Gélboe gocciolanti di sangue, del sangue dell’antica strage confuso con quello della presente rovina. Davide, che aveva lasciata cadere come paralitica la mano, nel tendere che fece Natan la sua, e abbassata, in quel che Natan levava la fronte, stette a udire in silenzio: egli re, si sentì da meno del povero messaggiero di Dio: sentì, più forte che la voce di lui la voce della propria coscienza; per fuggire da sè stesso, si abbandonò a un tratto in Dio, e con voce sommessa ma pronta e profonda: «Ho peccato al Signore», di Natan allora, perchè egli si era, nello scozzatore della pecorella, da sè condannato alla morte, lo accerta che la vita del regio corpo gli rimarrà per allora, ma ch’e’ dovrà patire nell’anima angoscie di morte, per aver dato cagione ai nemici del Signore, che bestemmiino il suo nome santo. E chiunque è più singolarmente beneficato da Dio e posto in alto, e fatto ministro delle sue giustizie e delle misericordie, annunziatore delle sue verità, si riguardi da parole e da atti che facciano parere men giusta la giustizia, la misericordia men generosa, la verità meno amabile; perchè non solo e’ tenterà gli altri a bestemmia, ma sarà una bestemmia egli stesso; e sosterrà pena dura; nè egli potrà la sua colpa espiare se non duramente.