Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
Al sentire questa storia, la maestà del re montò in collera per tanta avidità e crudeltà; e, levando il pugno, esclamò: «Viva Dio! l’uomo che fece cotesto è figliuolo della morte (come dire, indegno di vivere). Renderà quattro volte tanto per la pecorella sgozzata; giacchè non ebbe pietà».
Stava Davide ancora col pugno levato, allorchè Natan, facendo un passo indietro, ma alzando gli occhi, che tenne chini mentre che il re parlava, alzandoli con tranquilla e serena severità, con accento più sommesso di prima, ma più spiccato, disse a Davide, modestamente stendendo la mano: «Quell’uomo sei tu». Il re era assai peggio di quell’uomo dalle pecore molte. Aveva a un onesto milite tolta la moglie; e fatto morire lui. Natan gli rammentò i beni grandi che gli aveva il Signore fatti, scegliendo un umile pastorello a vincitori di nemici tremendi, a re d’Israello, liberandolo dalle calunnie de’ suoi avversarii, ispirandogli sentimenti e opere generose, dandogli il maggior de’ tesori, dopo la buona coscienza, un amico. E Natan soggiunse: «Se queste son piccole cose, di più grandi ancora te ne aggiungerò». Nel rimprovero e nella minaccia il buon Iddio fa suonare all’anima rea la promessa di beni che vincano i beni ottenuti già quand’ella era innocente. E il profeta, fedele interprete della misericordia, non aggrava colle ire proprie la minaccia, non tace la celeste promessa, acciocchè la speranza ecciti il pentimento, e la gratitudine renda più salutarmente vivo il dolore. Ma poi soggiunse: «Perchè tu facesti a tradimento morire di spada un uomo onesto che per te combatteva, o re, e per la patria; non si leverà la spada da sopra la tua famiglia; avrai nel cospetto di questo sole vergogne, o re, sanguinose. Tu sperasti nascondere il male fatto; nel cospetto d’Israello e del sole sarà la tua pena».