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non usava le lettere tanto), ma dall’alto del poggio, nella presenza di tutta la soldatesca ascoltante, chiamare il re, ribelle alla giustizia, dinnanzi a Dio, giudice e re supremo. E’ rivolge i suoi rimproveri contro Abner, il superbo ministro, il consigliere di crudeli superbie; e non tanto forse per punirlo delle male sue arti, quanto per riscuotere la sua negligenza e insegnargli a custodire un po’ meglio la vita di Saul. Conobbe Saul la voce di Davide, e disse: «Non è questa la tua voce, o Davide, figliuolo mio?». Disse Davide: «Sì, mio signore e re, è la mia voce». E soggiunse: «Per che ragione il mio signore perseguita il servo suo? Che ho io fatto, e che ingiustizia è nelle mie mani? Or ascoltate, prego o re signor mio le parole del servo vostro. S’egli è il Signore che muove voi contro me, la mia rovina sia pure un sacrifizio offerto al Signore; ma se i figliuoli degli uomini son che vi aizzano, ah costoro fan opera maledetta al cospetto di Dio; che m’hanno diredato dell’eredità del Signore, m’han messo fuori, e detto: Va, servi agli dei forestieri. Ma non sarà mai cotesto. Non fate, o re, che si sparga dinnanzi a Dio il sangue mio sulla terra. Il re d’Israello è uscito in arme, in cerca d’un misero insetto; e perseguita me come si perseguita un misero uccello selvatico per monti». E Saul a lui: «Ho fallato. Ritorna, Davide, figliuolo mio: che non ti farò più male mai, dacchè la mia vita oggi fu cara e pregiata negli occhi tuoi, sento che ho disavvedutamente operato verso di te, e che di molte cose, com’erano, non sapevo».
Davide alle promesse, alle confessioni, all’invito del re non risponde: e questa è sovente la miglior via per cansare