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Come al risoffiare de’ venti freddi la primavera si nasconde timida, e il sole perde della sua dolce virtù in questo povero minuzzolo di pianeta; e le nevi, cominciatesi a sciogliere, indurano ancora, e fanno precipitoso il cammino al viandante stanco, e ritardano la speranza dell’erba novella alla pecorella dimagrata e al villanello famelico ignudo; così nuove ire invide soffiarono a re Saul nell’anima, e raffreddarono quel primo dolce calore d’affetto, d’affetto poetoso più a lui stesso che ad altri. Arrabbiava seco stesso d’essersi confessato minore a Davide; arrossiva dell’avere arrossito: avrebbe, per cancellare la memoria di quel momento, voluto distruggere non so che facoltà dell’anima propria. Forse richiedeva che il genero gli si desse nelle mani; forse richiedeva che si distaccasse da que’ suoi secento, i quali a lui saran parsi tutta gente perduta; e forse quel che si volesse, non sapeva egli stesso.
Quand’ecco da capo gli abitanti di Zif che vengono a Gepsa a Saul, e con umile faccia e con gli occhi vispi e pieni di liete novelle, gli dicono: «Dovete sapere, signor nostro, dovete sapere che Davide è sul colle d’Achila, rimpiattato co’ suoi, rimpetto al deserto a man ritta, è lì Davide, se lo volete». Ma perchè dunque Davide, conoscendo il mal servigio resogli dagli abitanti di Zif, perchè bada egli ancora a rimanersene nel deserto di Zif? Perchè gli uomini schietti amano qualche volta correre pericolo piuttosto che diffidare degli altri perpetuamente. Il diffidare è noia agli uomini schietti e avvilimento: poi, temono che il sospetto li facci rei di calunnia. Perchè quel medesimo che dieci volte ha tradito, può essere che all’undecima, quando appunto