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mercede ebbe Davide del voler al nemico: la vergogna dell’essere rigettato da esso nemico, poi la vergogna e il dolore de’ rimproveri da’ suoi militi stessi.
Ma, fattosi animo, e invocato il Signore, deliberò d’inseguire gli Amaleciti e tor loro di mano la preda. Si misero in via con ansia affannosa: e il pensiero continuo di quel che intanto patiranno le mogli e i figliuoli schiavi, li affaticava più che la stessa stanchezza. Giunti al torrente di Besir, parte non ne potendo più, ristettero; dugento stettero e Davide con gli altri quattrocento seguitava il cammino. Incerti del dovere, ritrovano in mezza alla campagna un Egiziano disteso per terra; e gli fanno cenno di reggersi a rispondere; ma quell’infelice, che da tre giorni e tre notti non aveva nè mangiato pane nè bevuto un sorso d’acqua, giaceva sfinito. Lo sollevarono come morto, gli diedero un po’ d’acqua; poi un po’ di pane; poi, quando cominciò a rinvenire fichi secchi e uva passa: chè altro lì non avevano. Quando si fu riavuto, Davide gli domandò: «Di dove sei tu? Donde vieni e dove vai». E quegli disse: «Sono di terra d’Egitto, servo d’un uomo amalecita: che il mio padrone mi abbandonò qui da ier l’altro che mi sentii male, e non gli potevo tenere dietro. Siamo venuti da scirocco, e abbiam saccheggiato in quel de’ Filistei e nel paese di Giuda, prese Siceleg e arsa. E si veniva di là». Davide a lui: «Potresti tu condurmi là dove son quella gente?» E l’uomo rispose: «Giuratemi al nome di Dio, che non mi volete uccidere, né dar nelle mani del mio signore; e io vi ci guido». Davide lo assicurò: e s’avviarono.
Voi che leggete, vi verrà subito pensato: Ha egli fatto bene quest’uomo a additare dov’era l’esercito con la preda? S’egli l’ha fatto per liberare da schiavitù e da strazii del corpo