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famiglia di Achimelec era fuggito da Nobe, e ricoveratosi a Davide. La qual fuga gli fece dispetto, come se fosse un frodo di tributo legittimo debito a lui. Gli rapportarono inoltre che Davide co’ suoi si trovava a Ceila, fermativisi, dopo liberatala dal nemico. Il re allora disse: «Iddio me l’ha dato nelle mie mani, dacchè egli s’è chiuso in una città che ha porte e serrami». Saul nomina Iddio: la rovina del suo nemico, e’ la reca a Dio come grazia. Non chiediamo, o fratelli, a Dio mai di coteste grazie sciagurate; e, a mente tranquilla, preghiamolo, che se mai la passione ci traesse a chiedere cosa non buona. Egli col non ci esaudire, ci faccia misericordia.
Dunque Saul raccolse l’esercito per andare all’assedio di Ceila. Davide lo riseppe: e interrogò l’ispirato consiglio del sacerdote se re Saul forzerebbe la città a dargli lui co’ compagni, e se la città sarebbe per tradirli alle mani del re infuriato. Sentito il consiglio, e’ si dispose a uscire co’ suoi, che adesso erano cresciuti al numero di secento. Poteva Davide sperare nella gratitudine de’ cittadini di Ceila, salvati per lui dal nemico; poteva come per diritto pretendere ch’eglino combattessero in favor suo: ma non volle, dopo reso un servigio, ripeterne il pagamento; non volle esporre nessuno alla tentazione di commettere un tradimento. Impariamo noi da quest’esempio a non sperare dagli uomini riconoscenza del bene che ci avviene di fargli; massimamente se la riconoscenza è pericolo o dolore, o pur noia o disagio: e impariamo a risparmiare altrui con gran cura le tentazioni di fare atto vile, come la madre con occhio trepido bada che il suo bambino non abbia a cadere. I più degli uomini, a gagliardia d’animo, sono bambini; e chi se