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del pan benedetto, a lui e a’ suoi, che altro non aveva da dare; e gli diede la spada di Golia filisteo, che, rinvolta e appesa, era stata dal dì della vittoria nel luogo santo dov’era anche l’Arca. Achimelec fece questa cosa innocentemente; ma già, quand’anco l’avesse saputo, dar mangiare a affamati, per scellerati che siano, e dare una spada a un innocente perseguitato, non s’avrebbe a chiamare misfatto. Dico che Doeg idumeo vi si era trovato. Or eccoti che qui nella foresta e’ si pensa di rapportare a re Saul questa cosa; ma senza dire che il sacerdote non sapeva nulla dell’ira del re e della fuga di Davide. Racconta dunque la spia maledetta, tacendo la particolarità che giustificava l’accusato, e dicendo il male solo, come fanno le spie: “Ho visto Achimelec, figliuolo d’Achilob... — così e così.” Allora il re, fattosi subitamente peggior d’una fiera, manda per il sacerdote e per tutta la famiglia di lui, e per tutti i sacerdoti ch’erano in Nobe, che gli siano subito tratti innanzi. Nè in questo frattempo, che il messo andò, e ch’essi vennero, il suo furore s’era quetato; perchè passione fredda era la sua, mista d’invidia e d’orgoglio feroce.

Vennero. Dice Saul ad Achimelec: “Figliuolo d’Achilob, dimmi.» Il sacerdote rispose: “Eccomi, Signore.» E Saul ripiglò: “Perchè cospirare contro me, tu costì e il figlio d’Isai? Perchè dargli i pani e la spada, e orare per lui, che insorgesse poi contro me da insidiatore perfido?” Achimelec con semplicità gli rispose: “Come mai! Chi tra tutti i servi vostri, signore, più fedeli di Davide? Egli genero del re; egli che al vostro cenno va e combatte, e fa di sè gloriosa la casa vostra? Ho io forse da ieri cominciato a pregare per esso? Non voglia, prego, il re sospettar male di me, ne d’al-