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conducesse que’ quattrocento a rapine o a stragi; anzi forse raffrenava i loro impeti, e li indirizzava ad imprese di valore puro. E vedremo che le sue intenzioni non erano di nemico.

Dalla grotta d’Odolla mosse Davide verso la terra de’ Moabiti; e disse al re di quel luogo: «Rimangano, prego, mio padre e mia madre nel paese vostro insinattanto ch’io sappia quel che Dio dispone di me». Quivi stette alcun tempo; ma Gad profeta gli consigliò di ritornarsene nel paese di Giuda. E egli andò, e si pose in una foresta che chiamavano col nome di Heret. Seppe re Saul del ritorno di Davide co’ suoi quattrocento compagni; lo seppe mentr’era in Ghibea, nella selva di Rama. E’ teneva in mano la lancia, e i suoi servitori gli stavano intorno (ho già detto quel che significa servitori del re). Disse dunque a’ servitori che gli stavano intorno: «Sentite un poco voi altri. Sperereste voi forse che il figliuolo d’Isai faccia ciascheduno di voi larghezza di campi e di vigne, e ch’egli abbia a creare tutti voi capitani dell’armi? Voi congiurate contro di me, congiurate tutti; e non è chi mi rechi novella di quel che fa il mio nemico. E bene sta, se il figliuolo mio stesso ha stretto amicizia col figlio d’Isai. Nessuno di voi conduole alle mie sventure; nessuno me ne reca novella, dacchè il mio figliuolo ha aizzato contro di me il servo mio, che mi tende insidie senza tregua».

Era con Saul nella foresta certo Doeg idumeo, soprantendente de’ pastori di Saul (chè, siccome aveva predetto Samuele, Saul aveva pastori di suo); il quale Doeg s’era abbattuto a vedere allorchè Davide fuggiasco venne in Nobe ad Achimelec sacerdote, e si finse mandato per segreto messaggio del re, e gli nascose de’ risentimenti insorti tra loro; onde Achimelec diede a lui, che aveva fame,