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po’ più curati di queste cose: e non solo agguantano le persone sospette, ma anco chi le somiglia. È dunque un sentimento d’umanità nella noncuranza del re prelodato; della quale gli dobbiamo tanto più saper grado, quando lo paragoniamo alla spietatezza e sconoscenza ospitale di Saul. Ma Davide dal suo canto non doveva mai mettere sè stesso al cimento di simulare pazzia per salvarsi con cotesta finta. Era bugia di fatto anche questa; e’ mentiva alla propria ragione. Men male, però, far il pazzo per salvare la pelle, che fare lo scimunito e il sordo per empiersi il ventre: men male rinnegare per un momento le apparenze della sana ragione, che rinnegare per sempre la propria coscienza, e per vile paura o speranza vile farsi adulatore, arnese di servitù, sgherro, spia.

Ma tutti coloro a cui cade il destro di vendicarsi di male, patito a diritto o a torto che sia dovrebbero con generosità più deliberata imitare quest’Achi re del paese di Get. Tutti dovrebbero rispettare i pazzi e gl’imbecilli, e riguardare gli offensori ingiusti come turbati di mente o come scemi; senza dispregio, riguardarli così, ma con occhi di compassione sincera, e pregare Dio acciocchè non lasci crescere il numero degli scemi.



Uscito dal paese di Get, si ricoverò Davide nella grotta d’Odolla. E fra i timori e le angustie della misera fuga, pensava al suo Gionata, pensava alla moglie; ma non dimenticava la vecchia madre e tutta la semplice sua dolce famiglia e il vecchio padre. Oh quante volte avrà Davide sospirato quel tempo che, pastorello povero e libero, senza necessità di nascondersi come un reo e senza tentazione di dire menzogna, i suoi desideri s’