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ch’io lo finisca, per me faranno i nemici. E metteva la propria figliuola sui passi di lui come un’insidia di morte: perchè gli uomini senza cuore, fanno mercato o zimbello fino del proprio sangue. Le prodezze fatte avevano già appareggiato Davide alla condizione di Saul; e Saul, anch’egli, del resto era figlio di poveretti, e poi, Davide sapeva già dal vecchio Samuele, che succederebbe a Saul come re d’Israello. Ma convien dire che il vecchio, nell’atto d’annunziargli la cosa, comandasse al giovanetto che attenda il maturare de’ tempi, e s’inchini a Saul come a re d’Israello.

Chiamato adesso a diventare genero del re, poteva Davide credere che per questa via s’avesse ad avverare la promessa del suo ingrandimento; poteva accettare di colpo. Ma egli risponde alla proposta di Saul: «Chi son io? che cosa è la mia vita, che cos’è il parentado del padre mio, ch’i’ abbia a diventare genero a chi è re d’Israello?». A Saul parve forse oltraggioso il rifiuto; o forse volle ferire il giovane con il negargli la cosa profferta già: fatto è che Merob, la figliuola maggiore di Saul, fu data in moglie a un certo Adriele, il quale non si sa che meriti avesse. E forse il re tristo, col darla a un dappoco, si pensava di fare scorno al giovane prode.

Restava Micol, la minore sorella; la quale voleva bene a Davide, e per l’amicizia grande del fratello Gionata e per lui stesso. Saul lo venne a sapere, e di lì trasse occasione a nuove insidie di morte. Non volle, come prima, aprirsi egli stesso a Davide, ma per gente fidata gli fece dire: «Ecco, il re t’ha in grazia, e t’hanno in affetto i servi di lui. Tu puoi divenire genero del re, volendo». Le creature di Saul sussurrarono all’orecchio di Davide queste parole, e Davide modestamente: «Essere genero del re? vi pare egli piccola