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Filisteo che gigante gli veniva incontro. Pareva Golia come un masso altissimo che pende sopra la casuccia d’un povero pescatore. Quando il gigante vide Davide venire armato a quel modo, sogghignò con disdegno: «Oh che? son io un cane, gli disse, che tu col bastone mi venga incontro?». E Golia bestemmiava, e fra le maledizioni diceva: «Vieni, vieni, e darò le tue carni agli uccelli dell’aria e alle bestie della terra». Davide a lui: «Tu vieni a me con ispada e lancia e scudo; io vengo a te nel nome del Dio degli eserciti, del Dio di questo popolo che tu hai disfidato insultando. Iddio ti farà oggi cadere per la mia mano: e t’abbatterò, e reciderò cotesta tua testa, e darò i cadaveri de’ molti tuoi, costì armati, ai volanti dell’aria e alle bestie della terra; acciocchè tutti sappiano che Dio difende Israello; e tutta questa moltitudine dell’uno e dell’altro campo sia qui raccolta a vedere che non solo per forza di spada o di lancia Iddio fa salvi chi e come vuol Egli. Egli è il giudice della guerra; e darà voi costì in mano nostra». Non potendo più a lungo soffrire, Golia veniva senz’essersi coperto il gran capo dell’elmo, veniva contro Davide; e pareva poter con un piede schiacciarlo; ma Davide lesto prese dalla zana una pietra, la posò sulla fionda, girò la fionda, e colse il gigante nel mezzo dell’ ampia fronte. Gli si conficcò nella dura fronte il sasso, come se caduto nel fango; e il gigante stramazza bocconi per terra. Davide corse su lui che era sopraffatto e dallo stordimento e dal colpo; e, piantatogli l’un piede sulla schiena, non avend’egli la spada, afferrò la grave spada del caduto, e la sguainò, e con la mano vincitrice de’ leoni sollevata un poco da terra la testa pallida, gliela troncò.