Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
Cominciò, Saul troppo presto a montare in orgoglio, e a guardare d’alto in basso il popolo dal cui seno era sorto; come cavaliero che in mezzo a una folla di pedoni sprona il destriero, e mena a tondo lo scudiscio, e s’adira degli intoppi, e si tiene dappiù, perch’egli ha una bestia sotto, che lo fa più in alto di tutti. Ma vennero ben presto a trovarlo le disgrazie, e mostrare al superbo re, quanto poca cosa egli fosse.
I Filistei s’accolsero a guerra; e posero il campo tra Socot e Azeca nella tribù di Giuda, sui confini di Dòmmin. Saul co’ figliuoli d’Israello vennero nella valle detta del Terebinto, e si accamparono sul monte di faccia. Sull’un colle erano i Filistei, Israello sull’altro, la valle tra mezzo. Quand’ecco uscire dal capo de’ Filistei un guerriero per nome Golia, del paese di Get; uomo che era alto sei braccia e un palmo, e aveva in capo una grande celata di rame, e vestiva una corazza a scaglie, pesante molto; e aveva gambiere di rame, e di rame lo scudo rovesciato sulla spalla, e grande lancia il cui ferro era di lunghezza strana. Gli andava innanzi lo scudiere, pieno di baldanza quasi più del signore. E, venuto nel mezzo della valle, dov’era più sgombro d’alberi, stava il gigante pavoneggiandosi; e gridava verso l’esercito d’Israello: «Perchè dunque siete venuti a far le viste di attaccare battaglia? Non sono io forse un Filisteo, e non siete voi altri i servi di Saul? Scegliete un de’ vostri che venga a provarsi qui meco. S’egli mi vince, noi saremo servi vostri; ma s’io l’ammazzo, sarete voi i servi nostri, e ci servirete».