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volere, gli disse: «Fate, signore, quello che il cuore vi dice: andate dove a voi piaccia; io sarò con voi dovunque vogliate». Con molte parole gli apre il giovane fido la brama di tenergli compagnia, perchè desidera che il suo cuore non sia malnoto al suo signore; e sa che certi padroni si servono assai volte del povero in cose gelose, ma pur tuttavia diffidandone e disprezzandolo; e poi se ne scordano, se pur non fanno di peggio. Ma Gionata conosceva lui: onde, senza pur incuorarlo al pericolo, disse: «Affacciamoci, che ci veggano. E se, al vederci, dicono: - Statevene, che venghiamo noi, - non ci muoveremo: ma se diranno: - Venite, - e noi andrem oltre: e questo sarà segno ad accorgerci che Dio li ha dati nelle mani nostre».
Scesero dunque dallo scoglio di Bose; e giunti sotto quelle di Sene, le guardie filistee li adocchiarono dalla vedetta. E dissero tra sè: «Ecco gli Ebrei che sbucano fuori delle caverne ove stavano rimpiattati». Poi dall’altura dissero a Gionata e allo scudiero, come per ischerno: «Salite: e qualcosa vi mostreremo». Disse Gionata allo scudiero: «Vienmi dietro, salghiamo; chè Dio li ha dati in mano a Israello». Di sè non parla il figliuolo del re; non arroga a sè la grazia della vittoria, ma la distende al popolo tutto quanto; e ben sa che in grazia del popolo, non di suo padre, Iddio gliene dona. Mette sè a pari col suo scudiero fa bene; giacchè lo scudiero ci metteva la vita, senza sperarne nè gloria nè lucri. Il mestiere de’ servitori, è quasi sempre patire senza mercede di gratitudine senza onoranza di lodi nè di compianto morire.
Si mise Gionata col compagno per l’erta via aspra, a arrampicarsi con le mani e co’ piedi; tentando prima ogni masso se regga. E sotto le mani e sotto i piedi