e dell’ampia campagna, conservava robuste e le membra del corpo e i sentimenti dell’animo. Corse co’ suoi trecendiciotto che gli servivano, ma con fidato amore, e con familiarità come di figliuoli servivano; buoni e al lavorare e al combattere. Camminò lunga via, prima d’arrivare i nemici; i quali aveva la vittoria resi già spensierati, perchè la lieta fortuna a molti è cagione di mali grandi. Per piombar loro addosso, aspettò il buon Abramo la notte, acciocchè quei pochi suoi nel buio paressero ancor più. Piombò addosso ai vincitori, e li spaventò e li disperse, e li inseguì buon tratto di via: e ricondusse salvo Lot il nipote con la sua famiglia e la sua roba, e tutti i prigioni seco. Allora il re della città dove Lot abitava, si fece coraggio e uscì fuori, e si rallegrò con Abramo. Venne anche un altro re, che aveva nome Melchisedecco, il quale era insieme e re e sacerdote perchè gli antichi patriarchi in que’ tempi semplici trovavano modo di fare le due cose bene. Questo re profferse pane e vino ad Abramo, come per segno che l’uomo deve a Dio e agli amici di Dio offrire le cose più necessarie e più veramente pregiate. E però Gesù Cristo, sacerdote sovrano della umanità offre sè stesso sotto le umili forme comuni di pane e vino; santificando e il cibo dello uomo e i lavori delle sue braccia e i frutti che gli offre la terra. Dunque il re che dicevo, benedisse Abramo così: “Benedetto sii, Abramo, dall’alto Dio che creò il cielo e la terra! E benedetto l’alto Iddio, la cui mercè tu hai vinto i nemici!.” Ma il re della città dove Lot abitava disse ad Abramo: “Dammi la persona di coloro che hai salvi; e la roba, tienlati.” Perchè il re di quella città si credeva poter pagare con robe il benefizio resogli, e sciogliersi dal debito della gra-