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variare per capriccio, o cedessero alle istigazioni maligne delle genti vicine e delle spie di costoro o sperassero dal re que’ più benestanti avere vantaggio di ricchezza e d’autorità. Perchè molti fecero e fanno così: vendono i proprii diritti, e gli altrui, per un miserabile prezzo; e sovente non godono neppure quello. Dunque risposero a Samuele: «Non signore; ma noi vogliamo un re bell’e buono, che ci comandi sul serio; e così faremo anche noi tra gli altri popoli la nostra figura; saremo anche noi come gli altri. E il nostro re sarà giudice nostro; e ci condurrà alla battaglia, e farà per conto nostro la guerra». Badate bene a quest’ultima parola: farà per noi guerra. Erano stufi di vegliare alle proprie faccende da sè, di difendersi e di governarsi col proprio valore e senno. Scaricano sopra un re i loro diritti, perchè il peso dei doveri non vogliono più sostenere: cercano chi li difenda dai pericoli di fuori, e intanto si creano un pericolo più grave dentro. Quando intese così, Samuele, consigliatosi con Dio, disse: «Ritorni ciascuno a casa sua: il re l’avrete».
C’era un uomo della tribù di Beniamino, il qual uomo si chiamava Cis, robusto di corpo: che aveva un figliuolo di nome Saul, buon ragazzo, e della persona il più grande fra tutti i figli d’Israello; che dalla spalla in su li passava di quanto è la testa. Or avvenne che Cis, il padre di Saul, aveva smarrite le sue ciuche ne’ campi; e disse al figliuolo: «Prendi teco un degli uomini, e va e cercale». Andarono per la montagna d’Efraimo, e per il paese di Salisa; e non le ritrovavano. Passano più là ancora; e nulla. Onde Saul dice al servo: «Oh torniamocene che mio padre non abbia a stare in pensiero». Il servo dice: «C’è nella città qui vicino un uomo di