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fatica: e di tanto in tanto si sedeva a riprender fiato ma poi si rimetteva al lavoro, pensando alla consolazione che Noemi ne avrebbe. E nell’essere un istante seduta, sentendo su per le cime degli alberi il canto degli uccelli che si affrettavano canticchiando a dare l’addio alla luce languente e vedendo le rondini con acuto grido radere con l’ali le acque, e poi volare snelle nell’alto; e guardando il cielo tutto puro e disteso, si sentì una dolceza nel cuore non mai sentita, e esclamò: «Benedetto il Dio d’Israello!». Quand’ebbe messo insieme il grano raccolto, lo batté col coreggiato; e erano tre moggia circa. Se lo mise in ispalla; e tornò lesta in città; e lo mostrò alla suocera sua; e le diede quel ch’aveva serbato del suo mangiare; gliene diede con tale un sorriso di gioia vereconda negli occhi, che nessuna parola può dire tanto. Noemi le domandò: «Dove avete voi spigolato quest’oggi, figliuola mia? Benedetto sia chi ebbe misericordia di voi». Rut le disse in che podere era stata, e disse il nome dell’uomo, che era Booz. E Noemi: «Benedetto sia dal Signore; che quell’affetto ch’egli dimostrava co’ vivi, lo serba anco a’ morti». E soggiunse: «Gli è nostro parente». E Rut: «Mi raccomandò che me ne stessi co’ suoi mietitori tutto il tempo che dura il lavoro da lui». E la suocera: «Meglio, figliuola mia, che ve ne stiate con le ancelle di lui; che nel podere d’un altro potrebbero farvi, chi sa?, un qualche sgarbo».
E Rut stette sempre con le fanti di Booz quando la segatura durò; e fu sempre ben vista da tutti. E Booz conobbe viemeglio la bontà dell’anima di lei, che nella soavità del sentire era ferma di volere; e aveva umili i pensieri, ma i desideri generosi. Onde deliberò di prenderla in moglie: e la prese. E n’ebbe un figliuolo: e Noemi ne fu consolata: