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Aveva Gedeone ricusato il titolo di re sopra il popolo d’Israello: ma, appunto per questo la propria autorità conservata; perchè, è sempre meglio rispettato chi rispetta l’altrui dignità. Morto Gedeone, i figliuoli di lui stavano per redare parte della paterna autorità, e, non si sa con quale misura, distribuirsela. Quando l’un di costoro, di nome Abimelec, bramando comandar solo e col titolo di re, sedusse i suoi zii che stavano nella città di Sichem; e questi trovarono a Sichem danaro, col quale Abimelec assoldò vagabondi senza patria nè coscienza, e andò in Efra alla casa di Gedeone suo padre, e uccise tutti i suoi fratelli ch’erano molti, li uccise tutti sopra la medesima pietra. Un solo ne scampò, e si nascose: Gioatan, il più giovanetto. Allora taluni tra i cittadini di Sichem, e della borgata di Mello, si adunarono per dare ad Abimelec nome e arbitrio di re; lo elessero là sotto la querce che sorgeva nel mezzo di Sichem.

Gioatan lo seppe; e andò sul monte di Garizin, e a voce alta chiamò i cittadini di Sichem, e disse: «Ascoltatemi, cittadini: e così Dio ascolti voi. Gli alberi della campagna volevano eleggersi un re; e parlarono all’ulivo: - Comandaci tu. - L’ulivo rispose: - Poss’io abbandonare il pingue mio frutto, ch’è di tant’uso e nelle cose sacre e nelle domestiche, e venirmene per abbadar ai fatti delle altre piante? - Allora dissero gli alberi al fico: - Vieni, sii re e fico a noi - Il fico rispose: - Poss’io abbandonare la dolcezza delle mie frutta per abbadare quello che le altre piante fanno? -