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anch’esse aggiungono ricchezza e bellezza alla fitta famiglia verdeggiante tra’ massi. Acciocchè sia più piena la caccia; mandò Gedeone per tutta la montagna abitata dalla tribù d’Efraimo messaggi, dicendo: «Scendete a rincontro di Madian, venite al Giordano, chiudete i passi». Scesero que’ d’Efraimo gridando vittoria, presero i passi, fecero strage del disperso nemico. La strage, parte nel campo, parte per via, parte all’acque, fu di molte migliaia. A vittoria compiuta, si presentavano gli uomini d’Efraimo a Gedeone, con grande baldanza, com’uomini d’autorità, sdegnati, e gli dissero: «Che hai tu inteso di fare, che quando andavi a combattere Madian, non ci volesti chiamare anche noi?». E si dolevano come il furto fatto al loro valore, e alla patria, come diffidenza rea, come d’orgoglio principesco, come d’imprudenza che con poche forze espose tutta la nazione a estremo pericolo Forse coloro che avrebbero meno gradito l’invito al combattere, quelli più insolentemente si gridavano offesi dal non essere stati chiamati, al combattere. Insolentivano, brandivano le armi tinte del sangue nemico, quasi a minaccia. Gedeone con volto tranquillo e fronte alta senza interrompere i loro schiamazzi, ma attendendo il momento opportuno per far intendere la sua voce, disse: «Quel poco ch’io feci, non è da pareggiare all’impresa, o fratelli, compiuta da voi». A tali parole sgonfiò l’ira loro, e s’abbonirono. E Gedeone, nel dirle, sentiva così. Conosceva, cioè, che nelle imprese il ben cominciare senza condurre ad intero termine e saldo, è come nulla. Ma ben fu merito di virtù e di prudenza l’attutare quegli animi sollevati. Perchè le vittorie eccitano orgoglio dall’una parte, gelosie dall’altra e sospetti, e di qua e di là le cupidigie;