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l’ombre; e con lo stormire che faceva il vento tra rami coprendo il suon leggero de’ passi.
Appressatosi Gedeone alle prime tende, accostò l’orecchio, e sentì due che parlavano, sì che per il silenzio delle cose le parole si distinguevano, come fa in foglio bianco scrittura netta. E diceva un soldato sdraiatogli accanto, raccontando il sogno veduto: «Mi pareva che un pane d’orzo cotto sotto la cenere ruzzolasse dall’alto, e cascasse nel campo di Madian; e, venuto alla nostra tenda, la urtò sì ch’essa cadde tutta, nè si levava d’un dito da terra». L’altro soldato rispose: «Questo non è altro che la spada di Gedeone, figliuolo di Gioas, guerriero del popolo d’Israello. Io dico che Dio alle mani di lui abbandonò Madian, e tutti noi». All’intendere Gedeone quel sogno, la dichiarazione del sogno, si sentì battere il cuore di gratitudine più che di gioia e si pose la mano al petto, come per rattenersi, e alzò gli occhi al cielo, e adorò co’ pensieri. E a Fara accennò di venire.
Salsero: e appena venuti ai trecento, disse: «Il Signore ci dà nelle mani le forze di Madian». Partì i suoi trecento in tre schiere; e a ciascuno diede in mano una tromba, e un vaso di terra con entrovi un lumicino. E disse: «Quel che vedete ch’io fo, fate tutti. Entrerò nel campo; tenetemi dietro. Quando la tromba ch’è in mano mia, suonerà, e voi suonate giro giro per tutte le tende gridando: a Dio e a Gedeone».
Era mezza notte allorchè Gedeone, co’ trecento, calò. Quando furono appostate le tre schiere in tre diverse parti della valle, ecco dànno a un tratto nelle trombe, e l’un coll’altro ruppero i vasi di terra; e apparvero i trecento lumi delle tre schiere distinte, disseminati pel