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dell’acqua se la gettavano alle labbra e passavano via, trecento: e gli altri novemila settecento, tutti col ginocchio piegato, curvi sulla sponda, bevvero più agiati. Disse Iddio a Gedeone: «I trecento che appena toccarono dell’acqua, con essi io vo’ che sia liberato Israello. Gli altri, via».
Con questo il Signore c’insegna parecchie cose. C’insegna che non il numero ma lo spirito costituisce la forza: c’insegna che, prima di mettere gli uomini a cimento, anco che ci paia conoscerli bene, convien porli a qualche prova, e osservare senza diffidenza ma con cura grande: c’insegna che un piccolo indizio talvolta serve a manifestare l’indole dell’uomo, i suoi abiti e le sue facoltà: c’insegna che coloro i quali nelle piccole cose si dimostrano amanti de’ propri comodi, non sapranno nè vorranno soccorrere con qualche dolore o disagio o noia i fratelli ne’ pericoli e nelle necessità. L’uomo che ama i proprii comodi, non è buono a nulla di grande; è un intoppo nelle faccende della vita, una seccatura, una piaga.
Comandò Gedeone che i novemila settecento, se ne rimanessero al campo; e prese seco i trecento, con altrettante trombe, e l’occorrente alla guerra. Il campo di Madian era giù nella valle. Quella notte medesima Dio gli ispirò di scendere nel campo nemico insieme con Fara suo servo fidato, per qualcosa conoscere di quel che seguiva lì, e prendere alla vicina battaglia lume e coraggio. I Madianiti e gli Amaleciti e gli altri popoli del paese a levante, giacevano per la valle sotto le tende che luccicavano al lume languido; e fuor delle tende i lor cammelli senza numero, fitti come i ciottoli lungo il fiume. Gedeone con Fara, servo suo fido, discesero balzando di masso in masso, tra le piante non visti, cercando pur