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egli primo. E corsero al passo del Giordano, là dove il paese degl’Israeliti va in quel di Moab, per chiudere il passo ai Moabiti tutti, ch’erano dispersi in mezzo agli Ebrei, come soldati o guardie o magistrati o aguzzini o riscuotitori di taglie. Allo squillar delle trombe sentirono i Moabiti il pericolo, perchè la coscienza con più alto suono d’ogni tromba gridava loro nell’anima i torti che per diciott’anni egli avevano fatto al popolo d’Israello. Fuggivano dunque: e come, nello sciogliersi delle nevi, i ruscelli concorrono a ingrossare il già gonfio fiume, così questi sciagurati da tutte le bande concorrevano verso il passo del Giordano; e volavano con gli occhi dall’altra parte sicura; e quanto avrebbero desiderato non aver mai varcate quelle acque per farsi carnefici o satelliti! Ma il pentire era tardo Altri raggiunti nel corso, ancora molto lontano dal fiume; ad altri non valse il cavallo nè il carro, chè le saette de’ poveri, dinanzi insultati, li coglievano con volo certo; altri sull’orlo dell’acque attesi dalla spada nemica, le facevano rosse di sangue; altri nuotando col peso dell’armattura, affogavano in mezzo a’ vortici; ad altri le braccia e i piedi de’ compagni, nuotanti intorno e fitti, erano inciampo e morte. Molti caddero combattendo. Circa diecimila Moabiti perirono, tutti robusta gente. E Moab fu scornato: e Israello per bene ottant’anni rimase libero.
Certamente che, se quell’Eglon, re grasso e cattivo, non era nemico del popolo d’Israello; se non lo teneva sotto per marcia forza; non l’avrebbe Aod potuto punire di morte senza macchia di viltà e di tradimento. Oltre a questo, doveva l’uccisore essere sicuro che il suo atto non sarebbe tornato in male all’infelice sua patria. Oltre a questo, e’ doveva credere fermamente che miglior modo non c’era a salvarla dalle ingiurie nemiche. Oltre a questo, bisognava