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i quali presero a voler liberarli da quelle fiere forestiere che li mangiavano; ma gl’Israeliti, perdendo, con la fiducia nel vero Dio, il vero amor de’ fratelli, non volevano ascoltare il comando di quegli uomini buoni e valenti. Oppressi dai mali, alla fine si accorgevano d’avere errato, e chiedevano a Lui perdono, sperando in esso. E allora Dio mandava un giudice che li deliberasse da quella vituperosa rapina. Giudici eran chiamati, perchè di quei tempi semplici il medesimo uomo decideva le liti, e difendeva il popolo da’ pericoli capitanando la guerra: e un uomo solo poteva esercitare la pubblica autorità, perchè (come si è visto a Mosè) tutti i migliori ch’erano nel popolo gli prestavano aiuto e consiglio; ed egli sapeva che il rivolgersi alla nazione per aiuto e consiglio era suo dovere e sua preziosa necessità. Giudici eran chiamati, perchè nell’amministrar bene la giustizia, nel rendere a ciascuno il suo, consiste l’arte e il merito del buon governo; e perchè anco la guerra dev’essere esercitata come atto di spassionata giustizia e santa: se no, diventa operazione di carnefice o di beccaio, anzi impeto di bestia feroce. E peggio che bestia: perchè l’animale non ha la ragione al cui lume poter giudicare di quel che sia giusto; nè l’animale per solito conto quelli della sua specie l’avventa. Questi giudici dunque liberavano il popolo d’Israello; e, rimettendo la pace e la giustizia dentro, spandevano fuori l’onore del nome. Ma, come l’un di questi uomini valorosi moriva, gl’Israeliti ritornavano al male, e facevano talvolta peggio che i padri loro, e servivano agli Dei de’ popoli forestieri.

Per questo, divennero preda di Cusan re della Mesopotamia, il quale, per ott’anni, li dominò. Dopo ott’anni di avvilimento, si rivolsero a Dio; e abbiam visto che Dio ispirò del suo spirito Otoniele figliuolo di Cenez, che li liberasse. La nazione ebbe per quarant’anni riposo. Senonchè dopo la