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scostassero alquanto, e solo Càleb le rimanesse dappresso; e allora la giovane sospirò. Dice il padre: Che hai? - Padre mio, datemi benedizione. - E di che? - La terra a ostro, che voi m’avete assegnata, è terra arida. Datemi un paese che pianeggi un po’, e abbia in alto e in basso acque vive. - Non era d’Assa il sospiro, nè sua la preghiera; ma Otoniele, salendo, aveva sottovoce a lei persuaso: Di’ questo e questo. Ed ella, peritandosi, quasi fosse lacciuolo teso all’affetto del padre, e vergognando di parere avida non tanto lei, quanto chi era ben facile sospettare che le desse il consiglio, stava in forse: e in quel mentre mise il sospiro, che non era malizia di femmina intesa a vincere la tenerezza paterna. Càleb sorrise; e, sapendo che nè lei nè il marito chiedevano più terreno per sè, ma pe’ figli che nascerebbero e sarebbero pure suo sangue e sicuro che l’avrebbero coltivato con vigilante fatica, disse di sì. Lo chiedevano non a un ignoto, ma al padre; ed era dolce aggiungere vincoli di gratitudine a quelli dell’affetto e dell’ammirazione dovuta al vecchio venerando.


La vecchiezza di Càleb è ben da credere che passasse consolata tra le gioie domestiche e le onorate cure della sua nazione, che era a lui come famiglia, e riguardava a lui come padre. È ben da imagginare con che amoroso rispetto si saranno portati verso lui Assa la figliuola e il genero Otoniele. La madre di lei, per la legge severa imposta da Dio, doveva di là dal Giordano morire; ed ella, ancor giovanetta, governare la casa paterna, e rammentare a suo padre la moglie morta. Data in premio al