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Era tra le altre città in quelle alture una che chiamavasi Cariath Sefer, o città delle lettere; che poi mutò nome e fu detta Dabir. Espugnarla non era facile impresa. Mandò Càleb un bando, e diceva: Chi prende la città, sarà sposo a mia figlia. Otoniele, figliuolo d’un fratello di Càleb, amava la giovanetta sua cugina, che aveva nome Assa; ella ai segni, quali la modestia verginale consentiva, pareva che amasse lui. Confidando pertanto di quel che avrebbe a essere condizione di tali contratti, dico, dell’affetto di lei, e sperando nel proprio valore aiutato dalla Provvidenza divina, non si presentò già egli allo zio, chiedendogli la fanciulla innanzi di mostrarsene degno, e patteggiando un prezzo per il servigio da rendere non meno che all’altrui, all’onore proprio; ma, disposto l’animo delle sue schiere, e preparate senza clamorosa iattanza le cose, quando giunse il dì dell’assalto, montò primo, come se la nuziale ghirlanda pendesse da’ merli di quelle mura. Assa intanto tremava ansiosa del suo destino, chiedendo a Dio che non volesse abbandonare a uomo non degno la sua vergine vita. E il Cielo esaudì la preghiera della tenera fanciulla e del guerriero animoso. E Càleb li benedisse, e assegnò alla figliuola in dote un paese di poggio.


Era finita d’ogni parte la guerra. E un giorno andavano il vecchio padre su per l’erta con altri de’ suoi; e Assa accantogli, seduta sull’asino. Attese che gli altri si