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è scuola di tolleranza e di carità, scuola alla quale pochi si formano1.

Ma un altro altissimo fine aveva quel graduato conquisto: il lasciare che i popoli sconoscenti del vero Dio e di più mite governo, lasciare tempo che s’illuminassero, che apprendessero anch’essi, volendo; che venissero a patti; che non solamente a sè prolungassero, ma rendessero forse più civile, la vita. Non vollero. Alla libertà del loro arbitrio, così come del popolo sopravvegnente, apriva Dio un’occasione di merito acciocchè apparisse più giusta dall’un lato la mercede, e dall’altro la pena, se la volessero. Ma questo è da notare altresì, che Israello poteva con insidie e con frodi seminando tra essi discordia promettendo liberazione dai loro tiranni, o altri vantaggi, tendere di attrarli a sè, per poi dominarli; e non degnò: stette nell’aperta via che gli segnavano i suoi destini, e per quella procedette diritto senza deviazioni infide. Poteva altresì collegarsi con altri stranieri per vincere; ma non volle: ebbe fede nel proprio avvenire.



Ritorniamo alla nostra storia, a vedere il premio della speranza longanime onesta. Càleb figliuolo di Jèfone venne a Giosuè figliuolo di Nun, conducitore del popolo d’Israello, e gli disse: «Tu sai come, quando Israele camminava per la solitudine, Mosè, uomo di Dio, mandasse me teco da Cadesbarne; e come noi recassimo il vero, e come i dieci altri fratelli nostri dissolvessero il coraggio del popolo; e come Mosè, servo di Dio, dicesse: La terra che il tuo piede ha calcata, sarà in possessione a’ tuoi figli. L’udisti anche tu. Io allora ero di quarant’anni; e son già corsi quarantacinque anni dacchè Dio ha parlata

  1. Dai Cananei poteva Israello imparare a guardarsi dai mali che li avevano condotti a rovina. Nei religiosi e sociali doveri, Dio pienamente ammaestrava il suo popolo eletto.