Pagina:Tommaseo - Esempi di generosità proposti al popolo italiano, Milano, Agnelli, 1868.djvu/110

del fallo commesso; che quanti uscirono liberati d’Egitto sopra i vent’anni, tutti lascerebbero nella solitudine i loro cadaveri; che soli i figli loro godrebbero il bene già a loro stessi promesso; che i due benemeriti di generosa speranza nelle parole divine, Giosuè e Càleb, soli sarebbero privilegiati, che il piede loro calcherebbe la terra contesa che egli medesimo, Mosè, in pena dell’aver diffidato un momento delle meraviglie di Dio, n’era escluso, e doveva nel deserto morire. Piangeva il popolo umiliato.



E qui fermiamoci a considerare come questo fatto, fecondo d’ammaestramenti a ciascun uomo e alle intere nazioni, e ai governanti ed a’ popoli, contenga insieme una prova splendida della missione divina di Mosè, e del divino carattere de’ suoi libri. Aveva egli quest’uomo alcuna ragione d’utile proprio per trattare il suo popolo a questa maniera? Aveva egli la facoltà d’avverare il suo vaticinio? Non lo potevano o tosto o tardi smentire i casi? Non lo poteva smentire il suo popolo stesso insofferente di quei rimproveri, da quella sconfitta provocato? Il cenno d’un solo uomo poteva forse impedire a tanta moltitudine già irritata, e tante altre volte indocile, che di nuovo non ascendesse e non affrontasse il nemico? Tra tanti audaci, e che prima e poi, si mostrarono non codardi, non si poteva egli trovare uno che si facesse guidatore o per ambizione, o per vanità, o per devozione al comune onore, o per zelo, com’egli l’avesse inteso, della gloria di Dio scemata da quella rotta in cospetto delle genti infedeli? E non poteva Israello invocare alleanze valide, promettendo che si partirebbe la preda? Come non è sorto in mente a nessuno cotesto pensiero? Donde mai,