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fondo; come quando i cavalli, aperte le sbarre, si slanciano impetuosi nel corso.
Quelle pietre, rizzate a memoria, rimasero per molte e molte generazioni; e parlavano del tempo antico; e raccomandavano la gratitudine verso Dio, e la concordia, che può fare della società una famiglia. Possano tutti i monumenti per le nostre città e per le campagne, e per tutto il mondo, essere eretti con simile intendimento, e parlare linguaggio di religione coraggiosa e di magnanimo amore!
Giunti che furono i figli d’Israello al monte d’Ebal, si ricordarono di quel che a Mosè aveva il Signore ordinato: onde Giosuè rizzò a Dio su quel monte un altare di rozze pietre, non tocche dal ferro; e offerse vittime di espiazione e di pace; e sulle pietre scrisse i comandamenti della divina legge. Gli anziani del popolo e i giudici e i capitani, e poi tutta la moltitudine, co’ forestieri ammiranti, stavano a quella cerimonia schierati dall’una e dall’altra parte dell’arca in lungo ordine e fitto, come due muraglie vive e ondeggianti; e intorno all’arca erano i sacerdoti. E Giosuè benedisse al popolo d’Israello: poi lesse del libro della legge dettato da Mosè; e l’ascoltavano co’ guerrieri i giovanetti e le donne.
La speranza generosa.
I.
Ora vo’ raccontarvi una storia che vi mostri quanto possa, anco per il prospero e onorato riuscimento delle cose del mondo, una speranza coraggiosa insieme e paziente, che nè si lascia inebriare nè si addormenta, che