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tori di tali misure; vi scopriva talvolta financo degli elogi. Ed è così che l’opera miserevole del Governo di Alessandro III, l’annientamento di tutte le buone misure istituite da Alessandro II, i tentativi di ricondurre la Russia all’epoca più barbara del principio di questo secolo; è così che questa opera deplorevole, ripudiata dalle potenze civili, le pene corporali, le persecuzioni, l’abbrutimento del popolo divenne l’oggetto di elogi misurati diretti ad Alessandro III da tutte le pubblicazioni liberali. Esse ne facevano un grande uomo, un modello di dignità umana.

Gli stessi procedimenti governativi e la stessa attitudine dei liberali si perpetuano nel regno attuale.

Io penso che accadrebbe diversamente se questi uomini onesti e illuminati non dispensassero tutta la loro energia a ingannare il Governo nel seno di istituzioni da lui create, se essi non volessero forzarlo ad agire a proprio detrimento ed a causare la sua propria perdita1. Il risultato sarebbe diverso, se essi si limitassero a difendere i loro diritti personali, i loro diritti di uomini, senza partecipare mai nè al Governo, nè agli atti che da lui emanano.

«Voi volete sostituire i giudici di pace coi «zemski natchalniki» armati di verghe! — È affar vostro, ma noi non saremo nè giudici, nè avvocati, nè giurati. Voi volete, col pretesto dello stato d’assedio, sopprimere ogni diritto? — È affare vostro, ma noi chiameremo pubblicamente lo stato d’assedio una il-

  1. Io rido talvolta pensando che si possa tentare un’intrapresa così impossibile e credere che si abbia modo di amputare un membro ad un essere animato senza che egli se ne accorga. (N. dell’A.).