Pagina:Toaldo - La meteorologia applicata all'agricoltura - 1786.pdf/57


P. I. Cap. III. Malattie del Grano. 57


90. Poco mi resta a dire sopra la Volpe, o il Carbone: questa è una polvere contagiosa, che si comunica di campo in campo, e di anno in anno; basta, secondo alcuni, che questa polvere tocchi un grano per renderlo volpato. Questa malattia non si conosce in Italia, se non in questo secolo in circa, e sembra esser venuta dal Dolfinato: si diffonde ora in Germania. Si osserva, che regna nei campi, e negli anni, in cui le semine furono cattive, se la primavera seguente riesce umida; sopra tutto dopo un inverno lungo ed umido, come quello del 1770. in Italia, in cui il formento patì piuttosto di carbone, che di nebbia. Il Sig. Du Hamel per tanto crede, che gl’inverni rigidi facciano perire i piedi tocchi di carbone, e come ammalati, e così arrestino il progresso che questa malattia farebbe all’infinito. Per impedire questa polvere, o malattia di propagarsi, si prescrive colla prova di qualche esperienza, di bagnare il grano avanti di seminarlo con una lissivia forte, composta di cenere e di calce.

§. VI. Dell’estate.

91. Il calore è l’anima de’ viventi, come l’umore n’è il principale nutrimento. Se questi due elementi sono in eccesso, o in difetto, resta turbata l’economia della vegetazione. Il calore eccessivo consuma l’umido della terra, e delle piante; il freddo lo costipa; l’eccesso dell’umido rende le piante idropiche1, mentre che il secco le inaridisce. Il


ca-

  1. In questo inverno 1775. moltissimi gelsi sono morti nel territorio alto di Vicenza, e furono trovati pieni d’acqua, senza dubbio per le gran pioggie del 1772. Ma la più vera ragione, secondo il sentimento dello sperimentato coltivatore Sig. Arciprete Bruni, è

il