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)( XI. )(

chè spesso colpiti gli Edificj più bassi? Non si conosce dunque bene l’indole, la tendenza, il gioco del fuoco elettrico. E in tale incertezza ed oscurità, chi oserà promettere cosa di positivo circa i rimedj d’un male, che non si conosce?

RISPOSTA.

Ristringerò il molto, che potrebbesi addurre in risposta a quella difficoltà. Prima di tutto, nè tutte le nuvole temporalesche, nè tutte le loro parti sono ugualmente pregne di fuoco elettrico: esso si trova disseminato, e disperso nei varj rami della nuvola, a segno che qualche parte n’è affatto priva. Ciò dimostrano i lampi spezzati, e le saette serpeggianti in tutti i sensi, per l’estensione delle nuvole medesime. Da ciò nasce, che non tutti gli alberi, non tutte le torri, nè tutti i luoghi esposti ad un temporale vengano colpiti dal fulmine; e possa taluno andarne esente per anni, e per secoli, quando tal altro si osserva molto infestato, avendo la disgrazia, che vi s’incontri spesso qualche spruzzo del fuoco errante per l’atmosfera agitata. (Una fabbrica fu talora nello spazio di 25. minuti colpita tre volte. Nollet Mem. Accad. 1764.) Quanto in tal caso possa giovare un buon Conduttore, ognuno lo vede, e si spiegherà poscia più chiaro.

Intanto bisogna altresì riflettere, ed aver sempre presente, che il fuoco atmosferico, siccome viene portato nell’aria col veicolo de’ vapori, così col mezzo d’essi ritorna in terra. Dunque la massima parte di esso viene scaricato insensibilmente senza romore, dalle pioggie. Questa è la ragione, che i fulmini sono più rari di quello che sarebbero per la copia di fuoco che contengono le nuvole, senza le pioggie. Quindi il maggior pericolo de’ fulmini in temporale, è allorquando cadono le prime goccie, che sogliono anch’esser le più grosse, e che talora si fono vedute lucere, e scintillare. Quando con pioggia abbondante il tempo è sfogato, suole di molto cessare il pericolo de’ fulmini, ed anche il popolo per esperienza ne teme assai meno.

Ma quanto a’ luoghi più, o meno soggetti a’ fulmini, conviene considerare anche la natura del suolo, in cui sono piantati gli Edificj. Ogni esplosione elettrica, o fulminea, d’altro non nasce che da sbilancio di fuoco tra due corpi, e due luoghi. Sempre questo fuoco, da dove abbonda, tende ad avvicinarsi a quel luogo, dove manca, o scarseggia. Quando è giunto ad un certo confine, scappa per la via più breve, e più aperta, e si scaglia per riempire il luogo vuoto. Talora squarcia i corpi resistenti, che si frappongono, come aria, pietre, vetri ancora: ma sempre si suppone uno sbilancio, che preceda. Se dunque gli strati di terra soggetti a qualche Edificio non sieno di natura a sbilanciarsi colle nuvole, e coll’atmosfera, non vi sarà ordinariamente motivo di scarico fulmineo; altri al contrario per contenere vene di acqua, o di metallo non molto profonde, saranno disposti a sbilanciarsi coll’aria, e quindi verranno infestati da’ fulmini; tanto da quelli, che scendono dalle nuvole, quanto da quelli che sorgono dalla terra, de’ quali si parlerà poi. In qualunque modo, si capisce, che non può esser comune l’esposizione de’ luoghi all’ingiurie de’ fulmini.


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