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Sopra i conduttori 25

ze, nelle quali una punta può essere esposta a ricever d’improvviso una forte esplosione.

Ho detto più sopra che poteva accadere che delle parti di nuvole non elettrizzate venissero colla loro mobilità ad interporsi tra la nuvola tempestosa e la terra, e a formar una spezie d’arco conduttore imperfetto, ma però atto a trasmetter quasi istantaneamente l’esplosione dall’una all’altra. Queste stesse parti allorchè verranno ad interporsi tra la nuvola e la punta del conduttore, potranno servire di veicolo all’esplosione del fulmine, che goderà di quasi tutta la sua energia nel momento che essa entrerà per la punta, e potrà per conseguenza fonderla, e dissiparla. Ho cercato di comparare in questo caso l’effetto delle punte a quello de’ corpi rotondi per quanto si può coll’esperienze elettriche. Ho stabilito un circuito interrotto composto d’un cilindro di rame isolato, all’estremità del quale io poteva accostare o allontanare a piacere una punta o una palla di metallo di 6 linee incirca di diametro, che per una catena comunicava colla superficie esteriore d’un boccale d’incirca un piede e mezzo quadrato di superficie armata. Ho caricato questo boccale assai fortemente e sempre allo stesso grado, e ne ho eccitato lo scarico applicando una delle estremità d’un eccitatore fornito d’un manico di vetro al cilindro di rame isolato, e toccando coll’altra estremità il guarnimento della superficie interiore del boccale. Con questo mezzo la totalità dello scarico del boccale si prefentava instantaneamente all’estremità del cilindro e rimpetto alla palla o alla punta che terminava il circuito. Ecco a un di presso il risultato di queste esperienze.

La palla riceveva l’esplosione ad una distanza di otto linee, e lo strepito annunciava ch’essa era totale e riunita. A nove linee l’esplosione non traversava più, e non si faceva veruno scarico, ciò che si riconosceva, perchè la divergenza d’un elettrometro comunicando colla superficie interna del boccale non diminuivasi sensibilmente.

La punta riceveva l’esplosione totale riunita e strepitosa fino al la distanza di 10 linee, e se fosse stata quella d’una batteria di 16 boccali e di 25 piedi quadrati di superficie armata, ch’io so costruir al presente, e che non è ancor terminata, son certo che si sarebbero osservati dei segni di fusioni nella sua estremità. A 11 linee, l’eccitatore, in luogo dello strepito ordinario dell’esplosione, eccitava quel romorio prolungato, che ho paragonato ai colpi di fulmi-


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