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no; si ristorava, anzi era ritsorato, e si stava rimettendo l’Orologlio. Nell’atto istesso, ecco un’altro temporale, un’altro Fulmine accoppa l’Orologiajo, e ferisce altre persone assistenti1.

Questo è uno delle centinaja di casi che succedono ogni anno. E pur tale è l’inerzia, la cecità degli uomini, che trascurano la difesa presentata dalla divina providenza in quest’ultimi tempi con l’invenzione dei Con-


  1. Questo accidente mi fa sovvenire di un pericolo simile accaduto quì alla nostra Specola di Padova. Un vento procelloso aveva spezzato l’albero già marcito che portava la spranga del Conduttore. Ho pensato di non valermi più di alberi di Legno: feci tirare una forte spranga di ferro, lunga 12 a 14 piedi, che ne sporge sei a sette sopra la più alta fabbrica della torre, ben assicurata, connessa colla catena del Conduttore. Accadde che nell’atto in cui si volea adattare, e connettere questa spranga, circa l’ora del Mezzodì, venisse sopra la Specola una nuvola temporalesca, che folgorava, e tuonava; l’Artefice Signor Rodella, e gli assistenti occupati nell’opera levando, e riponendo il pie della spranga al suo sito, quando la spranga si allontanava dalla catena, la sentivano a soffiare come un serpente, un gran mantice; questo fischio cessava tosto che il capo della spranga era applicato alla catena; levatone, ritornava a soffiare; e rimessa finalmente, e stabilita cessò tutto il romore. Questo fatto non prova egli ad evidenza tanto il pericolo dell’interruzione (ed invero arrischiarono quest’uomini un brutto scherzo), quanto la forza attrattiva delle spranghe per sottrarre l’elettricità dalle nuvole?