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buon senso e col loro intuito sicuro dicono che val meglio continuare la guerra fino alla fine piuttosto che cedere all’allettamento ingannatore di una pace apparente ed effimera che non metterebbe fine definitivamente alla guerra ma l’interromperebbe provvisoriamente per alcuni anni, lasciando arbitri coloro che l’hanno provocata di ricominciarla quando e come ad essi convenisse meglio.
Parlando dell’attitudine che conviene agli Alleati nella discussione della pace, voi avete cominciato altra volta, caro amico Barthou, una formula che io adotto: Moderati ed equi, sì: ingenui no.
D’altronde se vi sono riparazioni materiali e morali da esigere, nazionalità oppresse da redimere, città ed officine incendiate o distrutte da far risorgere, noi non dobbiamo dimenticarci che c’è anche da ricostruire un altro edificio che è miseramente crollato e che ha nome: il diritto e la giustizia internazionale.
È forse possibile che l’Europa quale era prima della guerra, l’Europa della pace armata, della concorrenza pazza e della corsa febbrile agli armamenti, sia ancora l’Europa di dopo la guerra? Come si potrebbe senza preoccupazioni