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franco-italiana e, come tutti coloro che li hanno letti od ascoltati, associerò in unico pensiero gli eroi di Verdun e gli eroi del Trentino. A me sembra che l’urto rude che noi abbiamo sopportato insieme, che l’ansietà dei primi momenti dell’ offensiva germanica ed austriaca cui ha tosto succeduto la gioia di apprendere che la bravura dei nostri eserciti aveva arrestato lo sforzo nemico, ha ancora più stretto i nostri legami, unite le nostre anime e ci ha fatto meglio e più intensamente sentire e comprendere la nostra fraternità. Pensiamo a coloro che combattono e e muiono per la Patria! Sarà questo il mezzo più sicuro per dissipare le difficoltà interne e cementare l’unione sacra.

Io devo anche ringraziare Anatole France che ha voluto presiedere la nostra riunione. È naturale che egli sia in prima fila in tutte le manifestazioni per la giustizia che è il suo grande affetto. Essa lo è sempre stata. Il giorno del ricevimento di Anatole France, alla Accademia francese (è melanconico per me e per lui il constatare quanto questo giorno sia da noi lontano) il suo collega Greard dopo aver fatto allusione ai titoli piacevolmente ingannatori dei suoi libri e lodato le seduzioni di una lingua così perfetta