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un segno dei rapporti di buon vicinato. Il Governo serbo ha già ricevuto da parte nostra delle comunicazioni in questo senso e noi attendiamo ora da esso, come prova del suo desiderio di avere con noi rapporti identici, delle dichiarazioni suscettibili dì provocare dei negoziati dal punto di vista della reciprocità della situazione economica».
E il conte Berchtold terminava il suo discorso con un linguaggio che poco dopo doveva dimenticare completamente: «In questo intento noi possiamo esprimere la speranza che dopo i cambiamenti sopravvenuti nei Balcani si inaugurerà per noi una nuova èra nei nostri rapporti con gli Stati balcanici, un’èra di relazioni economiche più strette e più vivaci e di rapporti amichevoli e pieni di fiducia». Tutte le potenze applaudivano a questo linguaggio tenuto poco prima della guerra, e anzi io credo di poter dire che esse erano disposte ad esaminare favorevolmente delle garanzie per la libertà del porto e della ferrovia di Salonicco se l’Austria le avesse richieste. Ma la verità è che l’Austria non ha mai chiesto niente di preciso. La sola questione economica che aveva trattato con la Serbia è che era sul punto di essere risoluta di