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953 imitata, com’io mi lusingo, anche da V. P. reverendissima; e osserva (ciò ch’io non aveva osservato) che anche i teologi furon da lui favoriti; e pruova in tal modo esser falsissimo che gli ameni studi a lui piacessero più che i sacri. Più a lungo si stende 1’amorevole • zelo di V. P. reverendissima nel difendere Adriano VI, perchè più gravi sono le accuse che io gli ho apposte. Ho osato di affermare a pag. 20 che il pontificato di Adriano VI fu come una passeggiera ma folta nube che oscurò l amena letteratura, e a pag. 198 ho detto eli1 ei rimirava come gentilesche profanità tutti i libri non sacri, a pag. 274 che rimirava come idolatri gl’imitatori di Cicerone. Io non posso non ammirare l’eroica mansuetudine di V. P. reverendissima nel sofferire cotali bestemmie, e nel correggermi con paterna piacevolezza. Mi ricorda dunque dapprima, che è vero ch’ei non amava i poeti, perchè molti si abusavano del loro estro (e io m’immagino che non avrà pure amati i teologi, perchè molti facevano reo uso del loro sapere); ma ch’ei favoriva i dotti (i quali forse non ne abusavano mai), e che cercò segretarii i quali elegantemente scrivessero. Io aggiugnerò questa nuova notizia in una nuova edizione della mia Storia; e ne recherò in pruova, che lasciò partire il Sadoleto e il Bembo, i quali aveano sì mal servito Leon X in quell’impiego, e che a parer di Adriano dovean essere tali che non sapessero scrivere con eleganza, e che in lor vece trascelse Teodorico Ezio e Paolo Cistirelli, i quali furono i soli segretarii nominati c