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945 vare il contrario; ma come contro la confession del Petrarca può egli riuscirne? Non è però da maravigliarsene. Egli pare che abbia composte le sue Memorie per iscreditare i buoni, e per iscusare gli erranti ej malviventi. L’abate de Sade proccura di provare il contrario? Ma chi ha pubblicata prima di ogni altro la lettera del Petrarca da V. P. reverendissima accennata? Chi ha scoperto che il Petrarca, oltre una figlia , ebbe un figlio, amendue illegittimi? Non debbonsi forse all1 abate di Sade queste notizie? Chi legge la mia Storia, può di leggieri osservare che io non sono adoratore di quello scrittor francese. Ma per quanto io abbia lette e rilette le sue Memorie sul Petrarca , e per quanto le abbia, si può dire, analizzate , io non vi ho mai trovata cosa che provi in quell’autore il reo disegno di screditare i buoni e di scusare i malviventi, ch’ella gli attribuisce. Più leggiadro è ciò che segue, ov1 ella per farci conoscere il carattere del Petrarca, ci rimette al Fleury (Hist eccl. l. 97, n. 33, 3 \); il die ella pure ripete nell’ultima nota aggiunta a questo tomo a pag. 525, ove ne riporta queste parole: Dopo di ciò si può egli allegare il Petrarca come autor serio, e dire che le sue lettere sono piene di gravità e di zelo e di dottrina? Questo nuovo canone di critica, con cui V. P. reverendissima ci comanda che il carattere del Petrarca si prenda dalla Storia ecclesiastica del Fleury (dopo avere asserito altrove che il carattere degli uomini si dee prendere dagli autori contemporanei), sarà in avvenire