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.. , , 94; abbia ad attribuire all astio e all invidia ciò che può ragionevolmente essere riputato effetto di zelo; e poscia: non so, come senza far ingiuria a’ giudici ecclesiastici si possa pretendere eh eglino condannando Cecco si sieno lasciati trasportare piuttosto dall’impegno de’ di lui nemici, che dall’amore del giusto e del vero. E ripete quindi ciò che degli errori di Cecco ho detto io pure. Io debbo qui confessare la mia irriflessione. Se io avessi avuto presente alP animo il sincero e costante impegno di V. P. reverendissima nella difesa della cattolica religione , se mi fossi ricordato quanto retti sieno sempre stati i suoi giudizii, quanto uniforme e non mai variata dalle circostanze de’ tempi la sua dottrina , quanto scevro ed esente da ogni privata ed umana passione il suo cuore, quanto per ogni parte irriprensibile la sua condotta, ne avrei tratto per conseguenza che, quale ella è, tali pur fossero a’ tempi di Cecco i giudici della Fede. Ma io non vi ho posta mente, e ho buonamente creduto che gf inquisitori potessero essi ancora , essendo pur uomini come gli altri, lasciarsi ingannare da ben ordite calunnie. Ciò che in questo mio errore mi è di qualche conforto, si è che ho in esso compagno un papa, e, ciò che è piò, un papa domenicano , e un papa sollevato agli onori de’ beati. I Padovani e i Vicentini, dice il ch. signor abate Marini in un’opera che porta in fronte l’approvazione del P. maestro ilei sacro Pa lazzo, ricorsero a Benedetto XI dolendosi della facilità di dannar come eretiche persone che non lo erano se non nella malignità degli