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884 l’ignoranza dell’Italia dopo il mille, e P ardore eoli cui in Ispagna si coltivavano gli studi d’ogni maniera. Ecco come può con tutta ragione r abate Lampillas accusarlo ch’egli abbia in questo punto medesimo dissimulate le glorie de’ suoi Arabi Spagnuoli (pag. 12) (1). Or prego il pubblico a riflettere che il Tiraboschi per dar f|ualche colore di verità alle accuse ch’egli ingiustamente m’intenta, non ha trovata altra maniera che il troncare e trasformare i più ben ordinali tratti del mio Saggio. Io all’opposto a difendermi, non mi studio che a riordinarli, e metterli davanti quali in esso si leggono. lo lascio in disparte’ , prosiegue il Tirabosclii (pag. 1 2), la ridicola accusa eli egli mi dà di non aver detto che S. Domenico fosse Spugnitelo; e cita il mio tomo secondo, pag. 19G. Meglio avvrebbe fatto il sig. abate Tiraboschi (1) E^co dieci pagine (della prima edizione) impiegale dall abate Lampillas a difendersi dall’accusa da me datagli riguardo a ciò ch’ei dice di Gherardo cremonese. Ei si duole che io non abbia affermato che I’ Italia dovette alla Spagna il risorgimento de’ buoni studi, Io non l’ho detto, nè ’l dirò mai. Ho detto che Gherardo dovette veri si mi Intente in gran parte a Toledo i suoi studi e il suo sapere; e col dir ciò ho detto quanto io sapeva delle glorie letterarie della Spagna riguardo all’Italia in quel secolo; e mi son doluto e mi dolgo tuttora che l’abate Lampillas abbia a questo luogo dissimulata questa mia espressione onorevole alla Spagna. Ho confessato che gli studi filosofici giacevano dimenticati in Italia; dunque non ho certo detto che la Spagna li ricevette dall’Italia. Ho detto che gl’italiani in ogni parte del mondo facean conoscere il loro talento, e ciò è verissimo anche riguardo alla Spagna.