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in tal maniera gl’Italiani quasi ad ogni parte ilei mondo davano in questi tempi luminose pruove del loro sapere, e giovavano a dissipare le tenebre che l’ave ano da tanti secoli ingombrato. Questo è, sig. abate stimatissimo, ciò ch’io leggo in questi suoi bei tratti, e ciò legge chiunque sa leggere. Dopo ciò arreca l’abate Tiraboschi le parole con cui egli nella sua Storia asserisce che Gherardo recossi a Toledo, e là si accinse alla traduzione di parecchi libri, e che dovette in gran parte i suoi studi a Toledo. Finisce poi col domandare: poteva io dire più chiaramente ciò eh ci mi accusa di avere dissimulato (p. 12)? Rispondo, ch’egli nè chiaramente, nè confusamente ha detto ciò ch’io l’accuso di aver dissimulato. Egli ha detto chiaramente che Gherardo dovette verisimilmente in gran parte a Toledo i suoi studi e il suo sapere: io però non l’accuso di aver ciò dissimulato, anzi al tomo secondo pag. 154 arreco queste stesse sue parole. Io lo accuso di aver disposto in maniera questo tratto della sua Storia, che comparisca l’Italia la ristoratrice dei filosofi studi in Europa j gloria ch’io pretendo dovuta alla Spa-« gna, e dissimulata dal sig. Abate e potrà egli dire che ha detto chiaramente che si debba alla Spagna questo vanto? Questa però è la condotta osservata dal sig. abate in tutto questo processo: fingere strane accuse che io non l’intendo, e dissimulare le sode e vere a cui non si trova in grado di rispondere. Prosiegue egli nella pag. 12, e pretende ch’io stesso mi contraddica, (dove mentre l’accuso di Tikabosciii, Voi. XV. 22