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873 le molte pagine da lui impiegate in formare il processo contro il carattere morale di Seneca, c nell1 investigare liinghissimamcnte il vero motivo dell* esilio d’Ovidio, ed altre tai cose, delle quali, benchè meno opportune in una Storia letteraria, ne ragiona il Signor. abate non alla sfuggita, ma distesamente. E qui di passaggio può osservarsi, che avendo io similmente rimproverato «vi sig. abate 1 iraboschi il non aver favellato di Prudenzio, sembra che non abbia egli stimata ingiusta questa mia doglianza , poichè non si scusa col dire che per ben due volte viene da lui nominato. Passa egli di poi al luogo ove io mi dolgo del dissimulare che ha fatto la patria degli Imperatori Trajano, Adriano, Teodosio, e di Alfonso d’Aragona re di Napoli. Eccovi un altro passo dove quest1 onestissimo accusatore, dissimulando il vero motivo della mia doglianza, la fa comparire e la chiama una fanciullaggine (pag. 10). Io dunque nel suddetto luogo mi lamento dell’abate Tiraboschi -, imperciocché do\1 egli crede d1 aver ragion ili dire che la nazione spagnuola fu la corruttrice della letteratura italiana, non dissimula, anzi replicatamente nomina gli Spagnuoli; all’opposto giunto a qualch1 epoca in cui gli Spagnuoli recarono sommi vantaggi alle italiane lettere, non fa grazia di nominare la nostra nazione. Ecco la mia riflessione: dove il Tiraboschi esamina le cagioni della corruzione del gusto nel seicento, e crede trovarne una nel dominio spagnuolo in Italia, non si contenta di dire, che a ciò concorse il dominio che gli