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872 Ma ci!» è perdere il tempo in giuochi di parole. Venghiamo al vero senso della mia accusa. Io mi dolgo che nella Storia letteraria venga dimenticato Igino in confronto di Terenzio: che non si dia ad Igino distinto posto, come si è dato a Terenzio , e pretendo che vi siano tutte le ragioni perchè il sig. abate, dove nomina Igino, dica ciò che dice dove nomina Terenzio; cioè: non vuolsi alla fuggita nominare Terenzio. E crederà di aver risposto con solidità a questa obbiezione col dire ch’egli ha nominato per ben due volte Igino così alla sfuggita, che se ne sbriga in due righe, mentre impiega più pagine in parlar di Terenzio? Pretendo altresì che le erudite opere d’Igino, di cui egli tralascia di far menzione, perchè fu Spagnuolo, erano molto più opportune a manifestare lo stato della letteratura del secolo d’Augusto, che non le commedie di Terenzio; come ne’ tempi venturi lo saranno le erudite fatiche de’ bibliotecarii Estensi a manifestare lo stato della letteratura in Italia in questo secolo molto più che i componimenti teatrali dei migliori poeti. Nè punto meno opportuna sarebbe stata e propria della Storia letteraria la critica ricerca intorno alle vere o supposte opere d’Igino; nè certo minor utilità recata avrebbe alla repubblica delle lettere di quella che recar possano Lampillas , che quando egli dice eh’io non do luogo nella mia Storia, che dimentico, che non parlo, che non favello, vuol dire eh’io gli do luogo , eli1 io non me ne dimentico , che ne parlo , cc. Egli ha fatto saggiamente colf avvertircene.