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Non è men graziosa la maniera con cui egli pretende che il suo sig. corrispondente trovi nella Storia letteraria accennati i pregi di cui è adorno Lucano. In prova di ciò reca queste sue parole: Nè voglio già io negare che Lucano fosse poeta di granii ingegno, che anzi ne’ difetti che noi veggiamo in lui, non cade se non chi abbia ingegno vivace e fervida fantasia. Ma non vede il sig. abate che se il suo corrispondente apre la Storia, troverà ch’ei scrive che in Lucano quasi ogni cosa è mostruosa e sformata – che non sa parlare se non declama – non sa descrivere se non esagera – che si trova una gonfiezza che annoja, e una presunzione che ributta – che vien comparato Lucano ad un inesperto scultore che a vista d’una statua greca forma un colosso, ma senza proporzione. A vista di questi bei pregi decantati dal sig. abate, e replicati (egli di me direbbe) stucchevolmente, potrà lusingarsi che il sig. abate suo corrispondente resti persuaso della sua imparzialità nel trattare di questo poeta col trovare accennati da lui e il grande ingegno e la fervida fantasia? In questo luogo fa osservare il sig. abate Tiraboschi, ch’io non ho badato, o finto di non badare a quella parentesi (in ciò dì è poema epico) pretendendo trovarsi qui la spiegazione di quel suo detto: Lucano fu il primo a distogliersi dal buon sentiero, scritto da lui molto de’ suoi difetti? Ognun ne giudichi. Ma l’abate Lampillas avrebbe voltilo eli’ io esaltassi Lucano con più ampie lodi \ c io amo troppo la mia riputazione per farlo.