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864 10 nelle mie parole da lui ristampate, dico bensì che il sig. abate in confronto di Seneca vuol far credere d’un carattere onestissimo e virtuoso C. Plinio secondo: non però dico che il signor abate Tiraboschi scrive che Plinio il Vecchio fosse un uomo di carattere onestissimo e virtuoso. Legga e rilegga il sig. abate tutto il passo in cui io di ciò ragiono; e s1 ci ritrova queste o somiglianti parole, io mi do vinto. Quando il sig. abate avesse provato che da quella sua proposizione malamente s’argomentava ch’egli volesse far credere di carattere onestissimo C. Plinio, avrebbe avuto tutto il diritto d’accusarmi di cattivo ragionatore, non giammai d’uomo mancante di fede. Calzerebbe contro me quest’accusa, se io avessi scritto ciò che con iscrupolosa fede e buonissima intenzione ei mi fa dire. Ma a dir il vero, in questo passo non troverà il pubblico men buona della mia dialettica la mia fede. In fatti, quando il sig. abate Tiraboschi non pretenda d’essere inteso contro il senso comune, non otterrà egli giammai che le suddette parole sue poste nel luogo e nelle circostanze in cui da lui s’adoperano, non abbiano quella forza e quel senso che da me viene loro dato. Non possono forse trovarsi, dice 1’abate Tiraboschi (pag. 8), due o più uomini tutti viziosi, e tutti di carattere l’un dall’altro diverso? Ma, sig. abate stimatissimo, si ricorda ella che siamo davanti al tribunale degli uomini saggi e dotti? E non si fa ella coscienza di far loro perdere i preziosi momenti de’ loro studi in ascoltare cotai difese? Meglio sarà che, lasciati